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Arpagofito

Che cos’è l’arpagofito?

Conosciuto con il nome scientifico di Harpagophytum procumbens, l’arpogofito (o artiglio del diavolo) è una pianta da fiore della famiglia del sesamo originaria delle regioni desertiche dell’Africa Sudorientale. La parte utilizzata sono i rizomi, frutti con piccole sporgenze a forma di uncino.

Ad alto contenuto di glicosidi iridoidi, le radici di questa pianta vengono tradizionalmente usate per trattare una vasta gamma di disturbi di tipo infiammatorio, e, in misura minore febbre, e indigestione. Studi scientifici hanno dimostrato l’efficacia dell’artiglio del diavolo nel trattamento di artriti, tendiniti, gotta, lombalgia, mialgia, dispepsia, inappetenza e come terapia di sostegno per i reumatismi degenerativi.

Quali sono le proprietà e i principi naturali dell’arpagofito?

Come già accennato, l’artiglio del diavolo presenta un alto contenuto di glicosidi iridoidi (arpagide, arpagoside, cumaroilarpagide, procumbide), una classe di composti dalle forti proprietà antinfiammatorie ed analgesiche.

Contiene inoltre acidi fenolici e flavonoidi, due potenti antiossidanti responsabili della riduzione dei radicali liberi, molecole instabili capaci di esercitare effetti dannosi sulle cellule.

Quando utilizzare l’arpagofito?

L'artiglio del diavolo è stato proposto come potenziale rimedio per le condizioni infiammatorie soprattutto a livello cronico (come l’artrite e la gotta) per il suo alto contenuto di glicosidi iridoidi, in particolare l’arpagoside.

Alcuni studi di laboratorio hanno dimostrato come l'arpagoside abbia inibito le risposte infiammatorie dell’organismo, riducendo la sintesi di citochine, molecole note per promuovere l’infiammazione.

Insieme agli effetti antinfiammatori, l’arpagofito possiede anche proprietà antidolorifiche. Diversi studi randomizzati ne hanno dimostrato l’efficacia nel ridurre il dolore associato a una patologia in particolare, l’osteoartrite, che viene stimata essere una delle forme più comuni di artrite negli Stati Uniti.

All’arpagofito viene attribuita la capacità di bloccare l’azione della grelina, un ormone che aumenta l'appetito e segnala al cervello che è ora di mangiare. Tuttavia, è bene sottolineare che non vi sono sufficienti studi a riprova di questo argomento.

Disclaimer: L’elenco potrebbe non essere esaustivo.

Come interagisce l’arpagofito con altri farmaci?

Il rimedio sembra essere sicuro se assunto in dosi fino a 2610 mg al giorno.

I semi, gli estratti e le polveri di arpagofito sono soggetti a interazioni note con alcune classi di farmaci:

  • Anticoagulanti: può portare ad un aumento del sanguinamento e dei lividi.
  • Inibitori della produzione di acido dello stomaco: può diminuirne gli effetti.

L’arpagofito può esacerbare alcune patologie interferendo con la terapia farmacologica prescritta. Non assumere arpagofito in caso di:

  • Disturbi cardiaci: può influenzare la frequenza cardiaca, il battito cardiaco e la pressione sanguigna.
  • Diabete: può ridurre i livelli di zuccheri nel sangue e intensificare gli effetti dei farmaci per il diabete.
  • Calcoli biliari: può aumentare la formazione di bile e peggiorare i problemi di chi soffre di calcoli biliari.
  • Ulcere allo stomaco: può aumentare la produzione di acido nello stomaco, aggravando le ulcere peptiche.

Come assumere correttamente l’arpagofito?

Si possono trovare integratori di arpagofito, o artiglio del diavolo, in forma di estratti concentrati e capsule, o macinati in una polvere fine. Inoltre, l’arpagofito è anche usato come ingrediente in varie tisane e come crema per uso topico e locale.

L'artiglio del diavolo sembra essere benefico in dosi che variano da un minimo di 600 ad un massimo di 2610 mg al giorno.

Come per tutti gli integratori, anche l'artiglio del diavolo deve essere usato con cautela. Si raccomanda di consultare il proprio medico prima di procedere con l’assunzione.

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